domenica 29 marzo 2015

FEDE E SPERANZA

Conosco la signora Julia da quando sono arrivata in Bolivia, è una delle persone che vengono più frequentemente al servizio sociale, il figlio riceve il S.A.D. e usufruisce della fisioterapia nel nostro centro medico. Però solo alcuni giorni fa ho saputo la sua storia, di sofferenza e di affidamento al Signore.
Dopo alcuni figli Julia è rimasta di nuovo incinta, questa volta però il bambino è nato con sindrome di Down, il marito non riusciva ad accettarlo, non appoggiava la moglie nelle cure di Jesus Alvaro che aveva necessità di essere seguito in maniera speciale sia nella scuola sia dal punto di vista fisico. Julia però è stata forte, ha sofferto in silenzio, ha dato tutto il suo affetto al figlio, non gli ha fatto mancare niente, lo ha curato, affidando tutto alla Madonna lo ha accompagnato settimanalmente a “FUSDONI” un centro per bambini con sindrome di down a Santa Cruz.
Dopo  alcuni anni il marito si è ammalato, ha dovuto subire una operazione abbastanza difficile, mancavano i soldi, la famiglia è umile. Julia ha dovuto cercare alcuni lavoretti per poter far fronte alle spese dell’ospedale. Alcuni parenti la hanno aiutata, ma è stato un periodo molto difficile per lei che doveva continuare prendersi cura anche di Jesus Alvaro.
Grazie a Dio e alla perseveranza di Julia, questo brutto momento è passato, il marito si è ripreso e la signora man mano che il figlio cresceva ha sentito l’esigenza di creare una “Fondazione” per bimbi down anche qui a Montero.
Insieme ad altre mamme che hanno figli con sindrome di down, ha iniziato a fare incontri nella casa, facendo giocare i bimbi ormai divenuti adolescenti, con dinamiche, ecc. mentre i ragazzi continuavano anche a frequentare il centro a Santa Cruz.  Julia non ha perduto neppure un minuto la speranza che il suo sogno di poter aprire un piccolo centro divenisse realtà.
Ha chiesto aiuto e la solidarietà non è mancata. Il nostro centro medico la ha appoggiata anche offrendo servizi medici, poi i padri salesiani le hanno offerto alcune stanze vicino alla loro Parrocchia  e adesso i ragazzi affetti da sindrome di down possono avere anche qui la Montero la possibilità di imparare, giocare,  fare lavoretti manuali e così avere un futuro diverso. Tutto questo grazie alla fede e alla speranza che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare la sig.ra Julia la quale naturalmente è la responsabile di “FUSDONI (Fundaciòn Sindrome de Down del Norte Integrado”!!!    


mercoledì 10 dicembre 2014


 
 

 

 

60 anni… guidati da un sogno

È il tema slogan che ci accompagnerà in quest’anno giubilare 11 ottobre 2014 – 11 ottobre 2015, nel quale come Istituto mariano-missionario, desideriamo ripercorrere le tappe principali della nostra storia, non per un sentimento di nostalgia, direbbe papa Francesco, ma per perseverare nella gioia della chiamata e aprirci al futuro con rinnovato entusiasmo.

 

La scintilla iniziale

 
Come per tutti gli anniversari la mente va alla scintilla iniziale da cui ogni cosa ha avuto origine, quel momento speciale in cui il tutto è apparso nel frammento di un’intuizione profonda. Da qui il bisogno di tornare alle radici, facendo memoria del passaggio dello Spirito Santo e delle persone che si sono lasciate condurre.

Nel ’45 padre Luigi Faccenda, nostro fondatore, era soltanto un giovane frate quando gli fu affidata la Milizia dell’Immacolata di Bologna. Lui che sognava la vita missionaria, si trovò, stupito e perplesso, «di fronte a un primo gruppo di signore anziane, qualche fanciulla e pochi adolescenti, senza un programma concreto, privo di esperienza». Come non sentire l’eco di san Massimiliano? Raccontando i primi tempi dell’associazione, confessò: «All’inizio non c'era un programma determinato, ci univa solo il desiderio più o meno espresso di consacrarci totalmente all'Immacolata come strumenti nelle sue mani immacolate per salvare e santificare le anime» (SK 37).

In questa parola “Immacolata” è racchiusa la scintilla che ha acceso la fiamma da cui è sorto il nostro Istituto. Padre Luigi, infatti, innamoratosi della figura di san Massimiliano, del suo farsi dono in una maniera tanto appassionata e gioiosa, volle approfondirne la spiritualità per capire da dove avesse tratto quella forza, e dove risiedesse il fascino da cui era avvolto.

E si imbatté in Maria. «La risposta», disse, «mi arrivò quando conobbi ciò che aveva meditato fin dalla sua giovinezza, il suo ideale: portare ogni uomo a Dio, alla salvezza, attraverso l’Immacolata. La passione di padre Kolbe divenne anche la mia passione».

Sono molte le foto in cui il nostro padre viene ritratto mentre porge una statuina della Madonna a un bimbo, o mentre mostra raggiante l’immagine di Maria a dei gruppi. E altrettanto numerose le foto e ancor più i ricordi di tante persone che hanno ricevuto da lui una carezza e un sostegno spirituale. Essere Maria, esercitare questo influsso materno, questa cura attenta e premurosa delle persone è il risvolto pratico dell’affidamento totale a lei nello spirito di san Massimiliano, il frutto di questa appartenenza radicale, irrevocabile e trasformante.

 

11 ottobre 1954: nasce l’Istituto

 

Un giorno alcune delle giovani che collaboravano con padre Faccenda alla Milizia chiesero di potersi consacrare a Dio in quel carisma. Dopo le resistenze e i timori, la resa: «Feci un atto di adesione alla volontà di Dio. (…) Dopo un periodo di profonda riflessione, di preghiera e di fervida attesa demmo inizio all’Istituto Missionarie dell’Immacolata - Padre Kolbe. Era l’11 ottobre del 1954».

Da allora il nostro Istituto, come una barchetta nel grande oceano della Chiesa, ha generosamente solcato i mari, non contando sulle proprie forze ma sulla bontà dell’Immacolata, arrivando in Argentina (’69), Stati Uniti (’83), Bolivia (’88), Lussemburgo (’91), Polonia (’94), Brasile (’96), Messico (2000). Nel 1988 è nata anche la realtà dei volontari dell’Immacolata padre Kolbe, laici e chierici che condividono la nostra spiritualità e che sono chiamati a una testimonianza forte nei vari settori sociali e lavorativi, collaborando secondo i doni e le possibilità alla nostra azione missionaria. Per ultimi nel 1997 sono nati i missionari dell’Immacolata padre Kolbe, presenti in Brasile: una realtà giovane e vivace che già comprende alcuni sacerdoti.

 

L’oggi della nostra missione

 

La nostra evangelizzazione si esprime in forme diverse, a seconda dei contesti e delle necessità della gente. Tipica è la nostra itineranza, che ci porta a incontrare le persone di ogni ceto e condizione nelle svariate realtà in cui vivono, dalle grandi città ai piccoli centri, dalle vie del benessere alle baracche e ai quartieri più a rischio, stabilendo un contatto che si fa ascolto, condivisione, vicinanza, trasmissione della fede. A livello diocesano collaboriamo con le parrocchie in varie modalità, realizzando per tutti, giovani, bambini e adulti, incontri di preghiera e di formazione, portando la nostra testimonianza missionaria e facendo conoscere la figura e la spiritualità di san Massimiliano Kolbe. Cuore del nostro apostolato è la cura e l’animazione dei gruppi mariani, per un cammino di fede accompagnato dalla presenza materna di Maria. Il nostro desiderio è infatti che tutti possano affidarsi a lei e trovare nella sua maternità spirituale un aiuto concreto per la loro vita. Per questo oltre a itinerari specifici di affidamento, collaboriamo nelle missioni parrocchiali e nelle settimane e giornate mariane e missionarie.

In alcune zone povere dell’America Latina la nostra presenza si esprime anche attraverso opere sociali, Centri in cui viene offerta una formazione umana e spirituale e in cui si organizzano vari interventi educativi a favore delle famiglie più a rischio. Bambini e adolescenti vengono accompagnati  nei loro percorsi scolastici, sia materialmente che attraverso doposcuola organizzati e corsi di vario genere: lettura, arte, cineforum, danza e teatro, sport. In Bolivia operiamo nel Centro sociale Arcobaleno dell’Allegria e in quello Medico san Maximiliano Kolbe, mentre in Brasile nel Centro sociale Maximiliano Kolbe.

Altro campo di azione privilegiato è quello dei massmedia: dalle riviste mensili mariane alle Edizioni dell’Immacolata, dalla radio ai video, dal web ai social network teniamo vivo lo spirito di san Massimiliano che, agli inizi del secolo scorso, all’alba della società mediatica, aveva intuito l’immensa forza di penetrazione dei mezzi di comunicazione e vi aveva investito tutte le energie, avendo di mira l’evangelizzazione del maggior numero possibile di persone.  

 

Aprirsi alla novità

 

Lasciare che lo Spirito ci conduca dove e come vuole è, in sintesi, essere Maria. Questo pensiamo noi, questo pensava anche padre Luigi quando affermava: «Indubbiamente è un'eredità molto impegnativa, perché si tratta di imitare colui che ce l'ha lasciata. Si tratta, cioè, non di avere “qualcosa” di lui (eventuali reliquie, un autografo, la biografia, eccetera), ma di possedere il suo spirito, perché dei santi rimane soprattutto quello che essi hanno fatto, operando secondo la volontà di Dio. Raccogliere la loro eredità vuol dire permettere a Dio di agire in noi come ha operato in essi. Come ha operato in san Massimiliano Kolbe».

Con gratitudine per la storia vissuta, rinnoviamo il nostro totale e incondizionato sì a Dio attraverso il cuore materno di Maria e ci apriamo gioiosi alla novità di vita che ci attende, come singole missionarie e come Istituto, in comunione con i nostri volontari, amici, sostenitori collaboratori e tutti coloro che il Signore vorrà avvicinare al nostro magnifico carisma.

 

Monica Reale
Missionaria dell’Immacolata padre Kolbe

venerdì 22 agosto 2014



18 Agosto 2014

ABBRACCIO

Poco tempo fa è venuta al servizio sociale una ragazza, Lizzeth, con sua mamma la quale mi ha detto che la figlia aspetta un bambino e che per il momento aveva smesso di andare a scuola anche perché i compagni di classe la prendono in giro. La ragazzina di 16 anni ha lasciato parlare la madre senza dire una parola, solo quando le ho fatto alcune domande lei ha risposto.
La mamma ha detto che è andata varie volte alla casa del ragazzo per conoscerlo e sapere che intenzioni riguardo al bimbo che deve nascere  però non lo ha incontrato, sembra che non voglia farsi trovare.
Questa situazione non lascia tranquilla la mamma la quale è preoccupata per Lizzeth che ancor giovane si troverà con un figlio e senza marito, non ha potuto fare a meno di trattenere le lacrime chiedendo se aveva sbagliato qualcosa con sua figlia, ha sempre cercato di dialogare con lei insegnandole i valori principali. La signora, piangendo, ha detto che è la seconda figlia che rimane incinta così giovane.
Lizzeth vedendo la madre cosi sofferente ha fatto una faccina triste triste e pure lei aveva le lacrime agli occhi.
Di fronte a questa circostanza quasi mi metto a piangere anch’io! Ma certo non potevo farlo davanti a loro. Ho cercato di consolare madre e figlia dicendo loro che adesso la cosa più importante è voler bene al bimbo o bimba che nascerà, non fargli mancare niente soprattutto dargli tanto amore e mi sono fatta promettere da Lizzeth che continuerà a studiare fino a diplomarsi.
Poi ho abbracciato e la mamma dicendole che deve ringraziare il Signore che la figlia non ha deciso di ricorrere all’aborto, cosa molto frequente – purtroppo – qui a Montero, quindi ho abbracciato forte forte Lizzeth che ha contraccambiato il mio abbraccio materno.
La sera stessa nel Facebook Lizzeth mi ha scritto: “Madre, la ringrazio per le parole che mi ha detto oggi e per l’abbraccio che mi ha dato, ne avevo bisogno, mi ha fatto tanto bene. Le prometto che crescerò il mio bambino con tanto affetto, non gli farò mancare niente e ce la metterò tutta per continuare gli studi. Grazie per il suo aiuto!”.
Dopo queste parole della ragazza nel silenzio ho potuto piangere anch’io, però il mio pianto era di commozione e di gioia per le meraviglie che Dio compie ogni giorno e mi sono resa conto di quanto bene può fare un semplice abbraccio dato  e contraccambiato con affetto sincero.

                                                                                                                  Annalisa

mercoledì 19 febbraio 2014

                                                                                                              11/02/2014

“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?” (Isaia 49,15)

Oggi, festa della Madonna di Lourdes, mentre pregavo durante l’Adorazione Eucaristica il volto di un ragazzo mi è venuto alla mente e mi ha fatto pensare al nostro primo personale “incontro/scontro”.
Una domenica pomeriggio, mentre stavamo facendo la “tarde formativa” con i bambini, una ragazza è venuta ad avvisarci che alcuni giovani avevano “preso” alcuni rosari nuovi che inavvertitamente erano rimasti al fondo della chiesa.
Con grande indignazione sono andata alla ricerca dei “ladruncoli” e nella piazza di fronte al nostro centro pastorale ho visto un ragazzo nascondersi in una casa, mentre gli altri due o tre erano seduti in una panchina. Mi sono avvicinata e ho detto loro di restituire quanto avevano rubato cercando di fare capire che quello che avevano fatto non andava bene. Daniel ha restituito subito il rosario senza fare commenti. Lo stesso pomeriggio ho avuto la possibilità di parlare con il papà dicendogli che doveva cercare di occuparsi maggiormente dei suoi figli, parlare e trasmettere loro il valore dell’onestà.
Sicuramente questo era un primo “campanellino di allarme”.
La mia sorpresa è stata davvero grande, quando circa un anno più tardi ho conosciuto la zia di Daniel, la quale mi ha detto che il ragazzo non stava bene, mi ha raccontato la sua storia … Daniel stava uscendo con amici che gli offrivano la droga e probabilmente anche bevande alcooliche, il giovane non era più quello di prima, era diventato serio, taciturno e quando parlava diceva cose strane. Lui si era reso conto che qualcosa non andava e aveva chiesto aiuto per uscire da questo vizio.
I familiari hanno aiutato il papà a mettere Daniel in un centro di recupero per tossicodipendenti. Ho pregato per lui perché recuperasse.
Dopo alcuni giorni dal mio dialogo con la zia, è “apparso” Daniel: non potevo credere ai miei occhi! Lo pensavo al centro di recupero.
Ho parlato con lui, facendogli domande, prima mi ha detto che lo avevano lasciato venire a casa per alcuni giorni, poi si è reso conto che io non ci credevo e mi ha detto che era scappato,  che non poteva resistere agli orari e al lavoro che – per lui – era troppo duro. Però ha detto che voleva cambiare, che voleva essere un bravo ragazzo e che aveva bisogno di riempire il “vuoto” che aveva dentro. Tra le altre cose gli ho risposto che questo vuoto poteva riempirlo solo Gesù.
Daniel non ha più il sorriso, o meglio, aveva perduto il sorriso, la voglia di vivere, di scherzare, di studiare, di fare sport. La droga lo aveva distrutto.
Cosa lo ha portato a drogarsi e anche ubriacarsi. Forse cercava il divertimento? Forse non è riuscito a dire di no agli amici? O forse una sofferenza interiore per la distanza della mamma che è andata a lavorare in Spagna e non si è più fatta viva. La zia mi ha detto che da anni non si occupa della sua famiglia, non telefona, non aiuta economicamente.        I figli pensano che si sia dimenticata di loro. Noi non sappiamo e non possiamo giudicare però è certo che il Signore sempre si ricorda di ogni suo figlio e lo ama immensamente come dice il profeta Isaia: “Anche se una madre si dimenticasse dei suoi figli, io invece non ti dimenticherò mai” . Dio vuole che ogni figlio/figlia sia felice.
Oggi ho visto di nuovo Daniel che è venuto a farci visita con sua sorella. Ancora non sta bene, spesso ha forti mal di testa dovuti anche ad una caduta, però questa mattina aveva il sorriso sulle labbra. E’ stato un gran regalo da parte della Madonna che sempre ci accompagna nel nostro servizio alle persone più bisognose.
Ho conversato un poco con Daniel, mi ha detto non sta uscendo con gli amici che lo hanno portato sulla strada sbagliata, vuole studiare e vorrebbe guarire del tutto.
Quando ci siamo salutati ho detto a Daniel che mi faceva molto piacere vederlo con quel suo bel sorriso e lui, contento, guardandomi diretto negli occhi mi ha sorriso di nuovo.  
Continuo a pregare per questo giovane affinché possa recuperarsi completamente, spero con tutto il cuore che la ferita per la distanza dalla madre si sani e che l’incubo della droga sparisca lasciando spazio ad un bel sogno.
So che il Signore è misericordioso e fa cose grandi, affido a Lui e alla Madonna di Lourdes, Daniel, così fragile, ma anche così desideroso di vivere con serenità la sua gioventù dimenticando il passato e iniziando una nuova vita.


                                                                                              Annalisa

mercoledì 29 gennaio 2014



                                                                                                                            Gennaio 2014

“BEATI QUELLI CHE SONO NEL PIANTO PERCHE’ SARANNO CONSOLATI” (Mt. 5,4)

Questo brano del Vangelo, oggi, ancora una volta mi interpella e mi fa riflettere più che mai sulla sofferenza di una mamma che ha visto spegnersi una figlia di soli 32 anni, per un tumore all’utero. Mi interpella di fronte ai 6 bimbi e al marito che questa giovane donna ha lasciato … … Adesso piangono, però un giorno saranno consolati – mi dice Gesù e so che tale è la speranza anche per questa famiglia stroncata dal dolore.
Una famiglia umile, senza troppe pretese, il papà è operaio in una fabbrica di soia, la casa, se così si può chiamare, fatta di legno, al posto della porta una tenda, alcuni cani entrano ed escono dalla casa. C’è ancora chi vive in queste condizioni e non si lamenta.
Quando sono andata alla loro casa era una giornata molto fredda, mi sono chiesta come fanno ad abitare tutti in due stanzette con questo freddo. E sicuramente quando c’è il sole avranno un gran  caldo.
Le condizioni economiche di questa famiglia non permettono di costruirsi una casa di mattoni, con un tetto di tegole, una porta in legno, due camere da letto, una cucina, un bagno e tutto quello che è necessario per vivere.
Il papà però è un uomo di molta fede, ha accettato la situazione senza porsi tante domande, cercando solo di consolare i propri figli e colmare il vuoto che la mamma ha lasciato.
Dei bambini più piccoli si prenderà cura la nonna materna, gli altri saranno accolti dalle zie, i due maggiori rimarranno nella casa con il padre che dovrà continuare a lavorare per mantenere la famiglia.
Condividiamo il dolore di questo papà pregando per lui e per i numerosi figli nella certezza che la mamma dal cielo continuerà a prendersi cura di loro e ad intercedere perché possano avere un futuro sereno e crescere nella fede.

                                                                            Annalisa


mercoledì 23 ottobre 2013




JENNY

Jenny è una bambina molto dolce, con un sorriso splendido e dai suoi occhi traspare la gioia di vivere però abituata già come una adulta. La sua famiglia è molto umile, ha una sorella e un fratello maggiori, ma anche due fratelli minori di lei che spesso si incontrano soli nella casa o, peggio, nella strada.
La scorsa settimana Jenny voleva cucinarsi qualcosa da mangiare e si è rovesciata l’olio bollente su un piede, alcuni parenti l’hanno curata come hanno potuto invitando la mamma a portarla dal medico, ma non l’ha mai portata. E’ una bimba sicuramente abituata al dolore, ha sopportato e ha continuato ad andare a scuola nonostante l’ustione fosse piuttosto grave.
E’ un miracolo che la ferita non si sia infettata nella situazione in cui vive: sempre in mezzo a cose riciclate, da vendere, a polvere e a qualche animale.
La povertà interiore è grande, la mamma è una povera donna che come occupazione ha quella di cercare tra la spazzatura qualcosa di utile per poter racimolare un poco di soldi. Ci sarebbe da chiedersi con che valori educa i figli.
Il papà molte sere rientra a casa ubriaco senza prestare attenzione a Jenny né ai suoi fratelli, abituati a non ricevere un abbraccio o una carezza.
Quando la vedo mi fa tanta tenerezza e vorrei vederla con il volto lavato, i vestiti smacchiati e senza pensare di dover cucinare.
Forse sarebbe più felice in un “hogar” con tanti altri bambini, un collegio dove può imparare a diventare donna pian piano senza bruciare le tappe.
Abbiamo parlato con l’assistente sociale, la burocrazia anche qui farebbe perdere la voglia di continuare a lottare per poter dare un futuro migliore e soprattutto un affetto a tanti bambini che, come Jenny, non vivono il calore di una famiglia, il confort di una casa pulita e tutto il resto.

Nonostante ciò desideriamo continuare nel nostro servizio di formazione, promozione umana e, per quanto possibile, con aiuti concreti, nella certezza che con l’aiuto del Signore qualcosa cambierà.