La situazione di molte famiglie qui a Montero è precaria, la maggior parte delle persone non ha un lavoro fisso, gli uomini lavorano come muratore “a giornata” o, quando va bene, a settimana, alcuni se ne vanno per un tempo al “campo” cioè nelle campagne dove trovano lavoro di agricoltura o con le vacche. C’è anche chi lavora nella fabbrica di zucchero che viene prodotto dalle canne da zucchero che vengono coltivate in abbondanza, poi ci sono i famosi “motisti” cioè moto-taxisti che, in genere guadagnano abbastanza bene quotidianamente, sempre se trovano clienti …
Il papà di alcuni ragazzi che frequentano il nostro centro aveva un lavoro abbastanza sicuro in una fabbrica però a causa di un infortunio al ginocchio lo ha dovuto lasciare e la famiglia si è trovata in gravi condizioni economiche. Avevano chiesto un mutuo per aprire una “venta” come la chiamano qui, cioè una vendita di generi alimentari, in prossimità della casa, però non è andato bene, si può dire che hanno fatto fallimento e si sono trovati senza lavoro e con il debito da pagare alla banca. Sono venuta a conoscenza di questa situazione solo quando uno dei ragazzi più grandi un giovedì sera, dopo l’Adorazione Eucaristica si è messo un po’ a parlare e mi ha raccontato della situazione economica della sua famiglia. Ciò che più mi è rimasto nel cuore e nei pensieri per molti giorni sono state le parole di questo ragazzo quando ha detto che non avevano da mangiare e che voleva chiedere in prestito 10 bs per comprare un poco di pane per i suoi fratelli più piccoli dicendo: “Hanno fame”. Questa breve e semplice frase ha risuonato dentro di me come un martello e ogni volta che mi inginocchiavo davanti a Gesù nell’Adorazione Eucaristica vedevo il volto preoccupato del ragazzo per i suoi fratellini che, come ha detto, già da diverse sere andavano a letto senza cena, bevendo solo un poco di thè. Dopo alcuni giorni ho parlato anche con l’altro fratello maggiore che pure lui era angosciato, ha detto che non sapeva cosa fare, stava cercando lavoro per aiutare la famiglia, però sta anche terminando gli studi e aveva voti bassi in alcune materie perché non poteva comprare il materiale scolastico necessario per presentare i compiti.
La loro mamma quando è venuta al servizio sociale, con le lacrime agli occhi mi ha detto che si stava “desanimando” (scoraggiando), perché la sua preoccupazione più grande è finire di pagare il mutuo e nello stesso tempo non ha i soldi per comprare da mangiare ai suoi figli.
Mentre ascoltavo questi giovani e la loro madre mi chiedevo: “Cosa posso fare?”, certo dare aiuto materiale è semplice, un poco di riso, un po’ di zucchero, alcuni quaderni, penne, ma non è solo questo. Ho cercato di trasmettere loro il mio affetto, il mio “esserci”, il mio condividere questo momento di difficoltà e sofferenza invitandoli a non perdere la speranza e a pregare il Signore e la Vergine Maria che, ho detto loro, sono sempre al loro fianco. Sento sempre più forte questa “missione”: trasmettere l’amore di Dio a questi fratelli e sorelle boliviani.
Adesso i ragazzi più grandi hanno trovato un lavoro anche se saltuario e il papà sta lavorando “al campo”, il peggio sta passando … tutto andrà meglio, presto la famiglia finirà di pagare il mutuo e i bambini non andranno a dormire senza cena, non avranno più fame.
Gesù continua a ripetere ancora oggi a questa e a tante altre famiglie:
“Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.” (Lc. 6, 20-21).
Annalisa
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