martedì 9 agosto 2011

MASSIMILIANO M. KOLBE - "Il folle dell'Immacolata"


Il 14 Agosto la Chiesa ricorda la festa liturgica di San Massimiliano Maria Kolbe santo protettore e ispiratore delle missionarie dell' immacolata. Nei prossimi giorni cercheremo di conoscere meglio le opere e l' immenso amore di San Massimiliano per l' Immacolata....



Massimiliano M. Kolbe nacque l’8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia, dove fu battezzato col nome di Raimondo.
Raccontò il Santo, ancora fanciullo, a sua madre: "La Santa Vergine mi è apparsa, tenendo due corone, una bianca e l’altra rossa. Mi ha guardato con amore e mi ha chiesto quale scegliessi; quella bianca significa che sarò sempre puro e quella rossa che morirò martire. Ho risposto: - Le scelgo tutte e due!".
Quello straordinario incontro fu l’inizio di una vita totalmente spesa al servizio della Madonna,
cui egli fece l’offerta totale di se stesso.
Dopo essere entrato nell’ordine francescano, col permesso dei superiori fondò l’associazione mariana Milizia dell’Immacolata, il cui fine era la conversione di tutti gli uomini per mezzo di Maria e i cui membri erano uniti dalla Consacrazione totale, illimitata alla Madonna.
Segno visibile di tale Consacrazione era la Medaglia Miracolosa, scelta dal Santo poiché ci è stata onata dall’Immacolata stessa. Egli ne distribuì un numero incalcolabile dovunque andò, nella certezza che Maria SS., che egli onorava anche col titolo di Mediatrice di tutte le grazie, avrebbe ottenuto da Dio innumerevoli guarigioni nel corpo, ma soprattutto nello spirito.
Celebrò la sua prima S. Messa il 29 aprile 1918 nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, a Roma, sull’altare dove l’Immacolata era apparsa ad Alfonso Ratisbonne nel 1842.
Nel 1919 lasciò Roma, portando in Polonia due lauree, ma anche una salute gravemente minata a una forma di tubercolosi polmonare.
Tuttavia, nel 1922 Padre Kolbe fondò a Cracovia una rivista mensile dal titolo: ‘Il Cavaliere dell’Immacolata’, allo scopo di alimentare lo spirito e la diffusione della ‘Milizia’. Fra lo stupore di tutti, l’officina per la stampa del giornale, pur con vecchi macchinari, si riempì pian piano di molti giovani, desiderosi di condividere la vita francescana del Santo.
A Varsavia, grazie alla donazione di un terreno, Padre Massimiliano fondò ‘Niepokalanow’, che significa la ‘Città di Maria’. Negli anni successivi, al posto delle prime capanne vennero costruiti edifici in mattoni, la vecchia stampatrice fu sostituita da moderne tecniche di stampa e di composizione, da pochi operai si passò a ben 762 religiosi, mentre il ‘Cavaliere dell’Immacolata’ raggiunse la tiratura di milioni di copie, cui si aggiunsero altri sette periodici, tutti ideati da San Massimiliano.
Quindi, con il permesso dei superiori, il Padre si recò in Giappone.
Lì, dopo le prime incertezze, poté fondare a Nagasaki una nuova ‘Città di Maria’, con la tipografia in cui nel 1930 si stamparono le prime copie de ‘Il Cavaliere dell’Immacolata’ in lingua giapponese.
Nel 1939, però, i nazisti ordinarono lo scioglimento di Niepokalanow. Vi rimasero solo 40 frati, che trasformarono la ‘Città’ polacca in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi della Seconda guerra mondiale. Dopo il rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi - a causa dell’origine del suo cognome - il 17 febbraio 1941 San Massimiliano fu imprigionato con altri quattro frati.
Il 28 maggio venne poi trasferito al campo di sterminio Auschwitz, dove gli fu dato il numero 16670 e dove fu destinato ai lavori più umilianti, tra cui il trasporto dei cadaveri al crematorio.
Tuttavia, la sua dignità di sacerdote e di uomo retto primeggiò sempre fra i prigionieri, tanto che un testimone affermò: "Kolbe era un principe in mezzo a noi". Alla fine di luglio venne trasferito al Blocco 14, dove i reclusi erano addetti alla mietitura nei campi.
Poiché uno di loro riuscì a fuggire, secondo la spietata legge del campo dieci detenuti furono destinati al bunker della fame. Egli non venne scelto subito dalle SS, ma offrì volontariamente la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia.
In quella orribile prigione, il Santo preparò con la preghiera i suoi compagni di prigionia al momento più importante della loro vita: il passaggio dal tempo all’eternità.
Dopo 14 giorni di digiuno, le SS decisero di abbreviare la fine dei pochi superstiti con un’iniezione di acido fenico. Padre Kolbe tese il braccio dicendo: "Ave Maria", e quelle furono le sue ultime parole.
Era il 14 agosto 1941; il santo aveva solo 47 anni.
Fu canonizzato il 10 ottobre 1982 da Giovanni Paolo II, che lo definì "martire della carità e patrono del nostro difficile secolo".
La Chiesa ne celebra ogni anno la memoria il 14 agosto, giorno della sua nascita al Cielo


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