domenica 23 ottobre 2011

ESPERIENZA DI VOLONTARIATO MISSIONARIO

E' passato un mese dal mio ritorno dalla Bolivia.
Da questo viaggio, anzi da questa esperienza che ora vorrei raccontare.
Non conoscevo quasi nulla di questa nazione, men che meno della città Montero che mi avrebbe ospitato.
Non conoscevo le persone che mi avrebbero accolto, conoscevo poco i miei compagni di viaggio e conoscevo poco gli effetti che avrei subito a quelle latitudini: ma conoscevo le mie motivazioni e questo mi bastava.
L'Istituto Missionarie dell’Immacolata – Padre Kolbe di Borgonuovo ci prepara per il viaggio, dandoci istruzioni per il viaggio e per la permanenza ma la mia curiosità, anziché acquietarsi, aumenta.
Arriva il giorno della partenza, prendiamo l'aereo a Roma, attraversiamo l'Oceano Atlantico ed eccoci in Sud America: Caracas-Lima-La Paz-Santa Cruz. Scendiamo nel pieno della notte e due Missionarie ci vengono incontro dandoci il benvenuto. Breve viaggio in macchina ed arriviamo a destinazione: sono così frastornato dal viaggio, dalla stanchezza, dalla novità che non ascolto niente di quello che mi viene detto; mi sdraio in un letto, sbalordito e stravolto da quello che sto vivendo, vorrei riflettere su tutto questo ma mi addormento.
Il mattino seguente comincia la mia permanenza nel centro Missionariodell'Immacolata - Padre Kolbe di Montero.
Ci presentiamo tutti quanti, ci conosciamo meglio e visitiamo il centro in tutte le sue attività: le principali sono il centro medico molto organizzato ed ottimamente guidato, un centro sociale con diverse funzioni al suo interno ed altrettanto ottimamente guidato, un kinder per i bambini con diversi esercizi al  suo interno ed anch'esso ottimamente guidato. Tutto il centro è coordinato e guidato da una responsabile: una Missionaria straordinaria nei modi e nei gesti.
Dopo pranzo cominciamo le nostre  mansioni. Esse sono costituite per la maggior parte da piccoli lavori di manutenzione e manovalanza, oppure dalla preparazione e divisione di pacchi di generi alimentari per la maggior parte provenienti da donazioni ed adozioni a distanza.
Sono intervallati da uscite, sempre accompagnati da Missionarie, in visita nei barrios della città dove incontriamo ed intratteniamo i bambini che li abitano. Partecipiamo a molte manifestazioni religiose interne ed esterne, andiamo in visita portando cibo e materassi ai carcerati della prigione di Montero: entriamo senza quasi accorgerci, in modo molto naturale, nella vita quotidiana di quella missione, di quella città, di quella gente, ed approfondiamo sempre di più la conoscenza delle Missionarie.
Di questi giorni vorrei sottolineare alcuni passaggi.
Io penso che la povertà non ha una posizione geografica, non ha colore e non ha un marchio registrato; la si può incontrare ovunque, anche in zone sviluppate dove la ricchezza non è ancora arrivata ma un organizzazione sociale comunque è presente.
 Lì invece si manifesta spontaneamente, fa parte della natura di quel luogo.
 Finisce la città, comincia la periferia (chiamamola così.....) e ti trovi nell'ambiente di quel posto dove nel paesaggio, tra alberi e sentieri incontri capanne o “case” di mattoni senza servizi; né acqua (spesso andavamo in una radura a giocare con i bambini dove le Missionarie avevano costruito un pozzo collegato ad una fontanella per dare acqua agli abitanti del posto) e luce; in coabitazione con animali di vario genere, ma popolate da moltissimi bambini.
E quando ti fermi e giochi con loro l'impressione che ne ricavi è che vi partecipano in maniera  più completa ed impegnata, come se quel gioco diventasse più vivo e più importante. Li senti più vicini e più calorosi, ti accolgono con uno slancio e generosità che ti rapiscono, e questa frequentazione più diventa assidua e più ti scalda il cuore e ti appaga.
 Ed i genitori di questi bambini?
Questa è la grande emergenza sociale che ho incontrato: l'assenza quasi totale del concetto di famiglia, di padre e madre che curano i propri figli, del costruire insieme un percorso, della pianificazione della vita del proprio nucleo; che si può ottenere anche nelle difficoltà economiche  di qualsiasi posto dove si vive e con tutti  i limiti e privazioni del caso, mentre li a Montero sembra non accadere. Non che tutta la città viva in questo modo, ma in gran parte sembra così.
Mi confidavano alcune sorelle delle difficoltà che incontrano a penetrare i cuori di queste persone.
Non riuscire con il proprio esempio a migliorare il loro proporsi alla vita quotidiana, ad avere un atteggiamento più amorevole verso loro stessi ed  i propri cari, ad avere anche rispetto verso se stessi e la natura di quel posto. Come se fossero refrattari ed impermeabili.
Milioni di parole sono state spese, migliaia di gesti e dimostrazioni sono stati compiuti per fare da esempio ma i risultati latitano ad arrivare.
Fare questa attività ma anche farne di altre, che in una fase della mia vita come questa non avevo mai fatto, mi ha sorpreso e fatto riflettere. Non avevo mai partecipato a tante celebrazioni eucaristiche concentrate in così pochi giorni (ma non mi pesavano ed anzi mi piacevano, anche quelle un po' troppo mattiniere): rendersi sempre disponibili e cercare comunque di dare una mano quando si poteva riposare; aver accettato con il sorriso anche piccoli disagi che comunque non avevo vissuto prima..............a tutto questo e molto altro attribuisco una spiegazione.  
E' l'esempio che ho ricevuto dalle Sorelle missionarie.
La missione di Montero è grande; non ne ho visitate molte in verità, ma è comunque ampia ed ha all'interno di essa molte attività, come se fosse una cittadella. Essa è abitata da Missionarie che provvedono tutti i giorni al suo funzionamento e mantenimento: e non credo sia un compito facile. Sono persone molto diverse tra di loro, hanno tutte quante una loro marcata personalità, ed ero molto incuriosito sul fatto di come io avrei reagito a questa convivenza prolungata.
Invece questo è il ricordo più bello che porto dentro.
L'essere stato accolto con rispetto ed amicizia e curato quando ne ho avuto bisogno; aver condiviso  lavori a momenti di svago, aver mangiato o passeggiato insieme, chiacchierato o pregato insieme: sono sempre dei momenti in cui tu, comunque, impari qualcosa da loro.
Sarebbe un discorso lungo, che magari riprenderemo in un'altra occasione, ma quello che mi preme di dire è la tenacia, l'energia, la generosità che dimostrano nel loro servizio missionario.
L'aggrapparsi alla fede ed alla preghiera per ricevere la forza di proseguire, il non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà del loro mandato vale più di qualsiasi altra dimostrazione.
E termino dicendo che tutto questo ti viene mostrato ed elargito in modo naturale, facendoti partecipe se tu lo accetti.
La seconda parte del viaggio l'abbiamo dedicata al turismo, visitando la capitale ed il lago Titicaca, vera meraviglia della natura. Una menzione particolare merita la città di Cochabamba, dove siamo stati ospitati da altre Missionarie nel loro centro missionario. Qui è presente anche una radio, gestita autonomamente, che le aiuta nella divulgazione del loro incarico. E mi rammarico di non aver avuto più tempo per approfondire la loro conoscenza.
Al termine di questa gita siamo tornati a Montero, abbiamo visitato e salutato alcuni bambini di un barrios a cui eravamo perticolarmente legati, saluti di commiato con tutte le Sorelle della missione e nella notte siamo ripartiti per l'Italia.
Un'ultima menzione particolare la merita padre Matthew O'Donnel; persona sempre sorridente e disponibile ed ottimo predicatore; purtroppo la difficoltà della lingua ci ha impedito di approfondire una miglior conoscenza reciproca.
Vi salutiamo con affetto e gratitudine, per sempre riconoscenti.

Adriano e Cristiana.
  

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