mercoledì 5 ottobre 2011

ORFANO DUE VOLTE


Oggi, durante la Messa mentre ascoltavo il Vangelo e precisamente queste parole di Gesù: “Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato.” (Lc. 9,48), non ho potuto fare a meno di pensare al ragazzo che circa una settimana fa è venuto al servizio sociale e ci ha raccontato la sua triste e commovente storia che desidero riportare più o meno con le sue parole.
“Mi chiamo Kevin, ho 16 anni, vengo da Sucre, non ho mai conosciuto i miei veri genitori. Mia mamma era povera, aveva bisogno di soldi e mi ha venduto quando ancora ero nella sua pancia. Di mio padre non so neppure il nome. Mi ha comprato una coppia già grande di età che, non potendo avere figli propri, mi ha adottato. I miei genitori adottivi mi volevano bene, andavo a scuola, non mi hanno fatto mancare niente. Circa due anni fa sono dovuti andare a Santa Cruz per problemi di salute, ho atteso il loro ritorno per vari giorni, poi guardando le notizie alla tv ho capito che non sarebbero più tornati. Sono morti in un grave incidente in cui si sono scontrati due pullman di linea. Mi sono messo a piangere, non sapevo cosa fare: ero solo.
I vicini di casa sono stati gentili, mi hanno aiutato, ma dovevo pagare l’affitto, tutte le spese della casa e procurarmi da mangiare, ho lavorato, però i soldi non erano sufficienti. Un giorno una vicina di casa mi ha proposto di venire con lei a Montero dove, ha detto, avrei avuto maggiori possibilità di lavoro. Prima di partire mi ha chiesto di mettere nella mia valigia alcuni pacchetti di farina (chissà cosa c’era dentro?!?), dicendomi che se ci fossero stati controlli alla dogana, dovevo dire che ero suo figlio. Grazie a Dio è andato tutto bene, nessuno ha aperto le valigie e siamo arrivati a Montero, abbiamo alloggiato in una stanza in affitto che ha pagato la signora la quale, però se ne è andata e non si è fatta più vedere. Da quando sono qui ho cambiato vari lavori poi mi sono ammalato, avevo bisogno di medicine, ho fatto alcuni debiti, la padrona della casa mi ha detto che dovevo pagare. Durante uno dei vari lavori ho conosciuto una signora con la quale ho fatto amicizia, le ho raccontato la mia situazione e mi ha offerto di andare a vivere nella sua casa. Questa famiglia è numerosa, la signora ha molti figli, nipotini e una nipote della mia età che doveva fermarsi solo per le vacanze scolastiche, ma ormai vive nella casa da molti mesi e sua madre è sparita.
Non ci sono letti per tutti, dormo per terra, però ho da mangiare e un tetto, senza il problema di dover pagare l’affitto. Mi trovo bene, tutti sono gentili con me, però vorrei rendermi utile, spero di trovare un lavoro sicuro per poter contribuire con le spese.
Il prossimo anno penso di tornare a scuola, mi piace studiare, avevo buoni voti, desidero diplomarmi e un giorno diventare medico.”
Kevin, un ragazzo semplice, un altro dei suoi desideri è quello di ricevere il Battesimo, il padre e la madre adottivi erano di un’altra religione, ma lui andava di nascosto alla chiesa cattolica e ha detto se potevamo procurargli un rosario. Mentre raccontava la sua storia era sereno, nelle sue parole non c’era rancore per la mamma che lo ha “venduto” ancora prima di nascere, non c’era disperazione per aver perduto per due volte i suoi genitori (naturali e adottivi) ed essere rimasto completamente solo in una città dove praticamente non conosce nessuno.
Nei suoi occhi e nel suo sorriso ho percepito tanta voglia di vivere e un gran desiderio di conoscere Gesù. Forse non sa che Lui è già nel suo cuore e lo sta accompagnando con amore in questa avventura della sua vita.
Grazie Signore per averci dato la possibilità di accogliere questo ragazzo nel tuo nome.

                                                                                                    Annalisa

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